Cosa significa davvero essere adulti? Questa domanda che in molti si pongono non ha una risposta così ovvia come potrebbe sembrare. In tanti, ad esempio, sono convinti che la condizione di adulto si raggiunga al compimento della maggiore età, fissata convenzionalmente in 18 anni, momento in cui si ritiene che un soggetto abbia raggiunto un certo livello di maturità, tanto da acquisire anche la capacità giuridica di agire.
L’adulto, tuttavia, non è solo una persona cresciuta e “compiuta” che vanta il diritto di votare, di guidare l’autovettura oppure di compiere scelte più o meno complesse. Piuttosto è un soggetto in continua crescita, che affronta diverse fasi della vita e quindi destinato ad evolversi senza mai fermarsi.
Cos’è la condizione adulta?
L’adulto non è altro che il teatro di un costante cambiamento, il centro in cui si combinano fra loro tante emozioni ed esperienze anche profondamente contrastanti fra loro. Tutto questo vuol dire che l’età adulta non deve essere intesa come l’apice del percorso di vita oppure il raggiungimento di un determinato traguardo. Questa età non corrisponde alla ricomposizione, ma deve essere intesa come quella in cui la complessità riesce ad affronta tutte le mosse esistenziali.
Nella nostra epoca è normale vedere persone adulte coinvolte in un processo di evoluzione senza sosta, a sua volta indotto da un modo di vivere particolarmente frenetico e dalla molteplicità di contesti con i quali si entra in contatto. I tempi moderni generano transazioni, adattamenti e mutamenti repentini. Modificano punti di vista, credenze e condizioni, anche quelle che sembravano dei capisaldi.
Del resto la vita moderna è sempre in forte accelerazione. Disponiamo di tanti strumenti per ottimizzare i tempi e che ci semplificano la vita. Eppure, almeno nelle società occidentali, uomini e donne lamentano spesso di non avere abbastanza tempo libero da dedicare a se stessi. Questa condizione, anche piuttosto frustrante, li spinge a dover correre, non tanto per raggiungere un determinato scopo, quanto per mantenere una certa posizione all’interno della società.
Ai nostri giorni le persone vivono una pluralità di contesti, sia spaziali che temporali. A questo riguardo basti semplicemente pensare alla possibilità di essere contemporaneamente in diversi posti utilizzando le moderne tecnologie della comunicazione. Non solo. Oggi si può interagire con altissima frequenza e con diverse persone, anche con quelle appartenenti a culture assai diverse dalla propria. Sempre più spesso, inoltre, si manipolano oggetti il cui funzionamento si basa su logiche sconosciute e ciò genera scarsa consapevolezza e mancanza di controllo sul presente.
Cosa comporta quanto descritto? Sicuramente induce le persone a modificare, anche in un modo piuttosto frequente, il proprio punto di vista, perché è inevitabile rendersi conto di quanto la realtà sia ricca di molteplici aspetti, tutti degni di essere presi in stretta considerazione. Ecco che la vita quotidiana può essere paragonata ad un caleidoscopio, che muta ininterrottamente ai nostri occhi facendoci cambiare completamente rotta e il più delle volte disorientando.
Non bisogna altresì trascurare anche un altro aspetto, ovvero la velocità con la quale possono essere portate a compimento le attività di tutti i giorni e, più in generale, di esecuzione. Velocità strettamente correlata anche allo sviluppo delle macchine e all’incessante rapporto fra contesti e situazioni. Uomini e donne si ritrovano così ad avere molte più cose da fare rispetto al passato, ad essere sempre in movimento ma soprattutto a riscontrare profonde difficoltà nel porre intervalli fra un’azione e l’altra. Trovare un momento per fare una pausa è sempre più complicato e questo non fa altro che allontanare dalla propria anima.
L’importanza del dialogo con se stessi
La grande fatica nel ritagliare lo spazio per una pausa, necessaria per stare con se stessi o per entrare in empatia con l’altro, rende i rapporti umani non solo più distanti, ma provoca anche la sterilizzazione delle esperienze. Sarà sempre più difficile capire quello che si desidera oppure ascoltare i reali bisogni, sia propri che quelli di chi ci sta attorno. Siamo ormai schiavi di oggetti che racchiudono tutta la nostra vita, quali smartphone, lettori e altri dispositivi, tanto da portarli sempre con noi, affinché possano fornirci quel senso di quotidiano, legami e abitudini, lasciandoci al contempo apparentemente protetti nel vivere le situazioni più disparate.
Il bisogno di trovare un punto di riferimento di fronte a questa poliedricità e moltitudine di contesti ed esperienze, unitamente alla forte necessità di gestire gli stati di incertezza, determinano nuovi insegnamenti, disagi e modi di vivere la vita di ogni giorno.
Di fronte a queste esigenze non sono infrequenti i casi in cui un individuo si senta schiacciato dalla voglia di essere sempre all’altezza delle situazioni. La questione, peraltro, si complica ulteriormente considerando che ad una visione unidimensionale del quotidiano si sostituisce una rappresentazione dove nulla può essere previsto.
I tragitti individuali diventano sempre più dubbiosi perché il presente è la dimensione in cui regna l’assoluta incertezza. Ogni adulto incomincia a dover risolvere non solo i compiti propri della sua età, ma è anche chiamato a rielaborare il passato e quello che potrebbe accadere nel futuro.
La condizione adulta e la somma delle esperienze
Gli adulti non sanno più chi sono davvero ma diventano solo il risultato di una serie accadimenti, letture, immaginazioni e informazioni. Ogni vita umana è l’insieme di tante variabili: esperienze, stili, oggetti ecc dove ogni elemento potrebbe essere rimesso in discussione, riordinato in ogni momento e in tutti i modi possibili.
Bisogna anche considerare che proprio a causa della continua velocità con la quale si verificano i cambiamenti gli adulti tendono anche a vestire i panni degli avventurieri, alla ricerca incessante del “carpe diem” e ciò aumenta il rischio di costruire una vita in cui domina solo un eterno presente, priva di un progetto e di una memoria.
L’adulto che guarda al futuro
Cosa mina la serenità dell’adulto? Non tanto il disordine degli accadimenti, quanto il fatto di dover fare i conti con un evento del tutto inaspettato, quindi che non era affatto contemplato all’interno di un certo ordine di prevedibilità. Quell’evento sarà il fattore scatenante per vedere logiche del tutto nuove, mai pensate prima e che rimettono in discussione principi che si invece si credevano fermi.
Alla luce di queste considerazioni è possibile distinguere diverse figure di adulti a cominciare dal rassegnato, che guarda al futuro come una realtà già determinata dagli eventi passati.
Esiste poi il missionario, ovvero il soggetto ispirato che ha un determinato progetto da portare a termine e per il quale occorre mettersi a completo servizio.
L’eroe o conquistatore è invece chi ha una visione teologica del futuro. Secondo questo soggetto sono le intenzioni del presente che influenzeranno in modo positivo o negativo il futuro.
Infine c’è il saggio che sa mettere in sincronia i momenti passati con quelli presenti, in modo da farli dialogare fra loro, per creare intenzioni positive per il futuro.
Le quattro figure vivono in tutti i casi nel segno dell’incertezza, più o meno marcata. L’incertezza sempre è parte integrante delle giornate. Di contro, la routine e le abitudini si trasformano facilmente in strumenti che rassicurano l’adulto. Entrare a contatto con le esperienze, invece, ci fa capire che nulla è sicuro ma che si può comunque imparare e capirci di più.
Concordanza emozionale ed empatia
Ogni adulto dovrebbe anche iniziare a comprendere che la maniera in cui immagina la quotidianità determina anche il modo in cui questa viene effettivamente vissuta. Quando ci chiediamo cosa sta succedendo non facciamo altro che ampliare la nostra esperienza e trarne insegnamento. Apprendiamo nuove visioni, modi di vedere e punti di vista che non ci aspettavamo. In altre parole continuiamo a diventare sempre più adulti.
Lungo questa prospettiva fare una pausa, vivere gli intervalli, accogliere le attese, così come non temere gli attimi di silenzio, si rivelano tutte mosse fondamentali per ascoltare la nostra anima e dunque per entrare a contatto con noi stessi. Un adulto che affronta una crescita sana e costruttiva si connette con se stesso e anzi crede questo sia indispensabile per il suo benessere, oltre che per il suo percorso in continua mutazione. Bisogna tuttavia essere attenti a non fare confusione. Questo tipo di connessione con se stessi non ha nulla a che vedere con ciò che viviamo nel corso della routine di ogni giorno.
Come si può instaurare un dialogo con noi stessi? Un buon sistema di partenza potrebbe essere quello di comprendere le esperienze degli altri e di porsi in uno stato di concordanza emozionale. Tutto questo avviene semplicemente immedesimandosi nel comportamento altrui e permetterà di riconoscere nuovamente proprie le emozioni, anche quelle ormai sopite. Si parla a tal riguardo di “simulazione incarnata”, un meccanismo attraverso il quale si diventa osservatori delle esperienze altrui, intese non soltanto come meri fatti, ma anche dal punto di vista strettamente sensoriale. Questa simulazione permette di guardare all’altro individuo come un altro sé.
Un soggetto adulto è quindi anche il frutto di esperienze basate sull’empatia, un sentimento che quando particolarmente spiccato permette di capire totalmente lo stato d’animo anche di un soggetto estraneo o di un animale. L’empatia, più nello specifico, consente di toccare con mano non solo i sentimenti positivi dell’altro, come la gioia, l’entusiasmo oppure la felicità, ma anche quelli negativi come la rabbia, la paura, il dolore e persino gli stati depressivi.
Un vero adulto, che cresce continuamente in modo positivo, sarà quindi in condizione di mettersi nei panni dell’altro per arrivare in definitiva a se stesso. Potrà senza fatica riconoscere chiaramente diversi sentimenti per averli già vissuti in prima persona. L’empatia è parte integrante dell’esperienza sia umana che animale.
Questo concetto, almeno dal punto di vista medico, è stato sempre studiato e compreso sul fronte strettamente psicologico, almeno fino a quanto un team di studiosi dell’Università di Parma ha messo in luce l’esistenza dei neuroni specchio, presenti tanto nel cervello umano che in quello degli animali. Questi neuroni svolgono proprio funzioni empatiche.
Conclusioni
In definitiva, la costante crescita di un adulto non deve essere compromessa dalla vita frenetica. Raccogliersi in se stessi è molto importante per avere piena coscienza dei propri modi di agire, oltre che delle sensazioni; aspetti indispensabili anche per migliorare le proprie abilità. Non bisogna mai perdere di vista che le metodologie di auto confronto con l’altro e la ricerca di sentimenti comuni favoriscono una crescita costruttiva.