Sentiamo parlare ogni giorno di social media, di schermi e di quanto le nuove generazioni siano collegate a questi nuovi strumenti. Chi loda le capacità quasi innate dei giovani di capire la tecnologia, chi sbuffa perché sembra che non sappiano più avere relazioni umane o capacità di ascolto. Ma dove sta la verità?
Un dato è certo: quanto e come vengono utilizzati gli smartphone e i social media influenzano il benessere e il rendimento degli adolescenti. È fondamentale capire come aiutarli e indirizzarli, soprattutto nell’età critica tra i 10 e i 16 anni. Seguendo oltre mille giovani studenti del Cantone Ticino per cinque anni, dalla quarta elementare alla quarta media, i risultati sono stati sorprendenti.
Consumo dei media
Nel 2014 solo uno studente su quattro possedeva uno smartphone. Nel 2019 questo numero si è alzato a 9 alunni su 10, con un utilizzo medio di 15 ore settimanali. Le ore passate su internet sono così lievitate a dismisura.
Ciò che i giovani fanno con il cellulare è strettamente legato al genere: mentre le ragazze passano più tempo sui social e sulle chat, i maschi consultano più spesso servizi di informazione. Tenendo conto di questa distinzione, Instagram è l’unica piattaforma “senza sesso”, utilizzata indifferentemente dal 90% degli studenti di quarta media. Che sia Snapchat per le ragazze o YouTube per i ragazzi, l’utilizzo prediletto è quello passivo su tutte le piattaforme. È così che le app veloci, con contenuti visivi immediati, stanno soppiantando le “app blu” degli anni ’10: in questo nuovo decennio Twitter e Facebook sembrano perdere appeal per le nuove generazioni. Ma il dato più sorprendente viene da Snapchat.
Molti davano il fantasmino giallo per spacciato, con l’introduzione dello stesso meccanismo a scomparsa – o “stories” – su tutti i social più in voga. Si sbagliavano. Soprattutto le adolescenti restano infatti attratte dal format che combina la sfera privata di Instagram a caratteristiche simili al nuovo fenomeno di Tik Tok da prima ancora che quest’ultimo esistesse.
Come si devono comportare i genitori?
Visto che stiamo parlando di ragazzi molto giovani, i genitori giocano una parte fondamentale nell’educare i figli all’uso dei vari dispositivi. La scuola viene infatti quasi unanimemente sollevata dalle responsabilità in materia: quando si tratta di tecnologia, sono i genitori ad avere l’ultima parola. Ma i media sono un fenomeno nuovo e tutti si chiedono quale sia il modo migliore per sensibilizzare proprio figlio ad un uso sano della tecnologia.
È qui che entra in gioco la “mediazione permissiva”: regole temporali, permessi limitati e condivisione con i bambini dell’esperienza virtuale. Mettersi nei panni dell’altro incentiva la condivisione spontanea delle informazioni e aiuta ad evitare segreti e bugie; spiegare quali siti sono dannosi e perché può fare la differenza e rendere un ragazzino consapevole nell’uso di internet e dei social media. Quando c’è una permissività assoluta o regole troppo rigide, infatti, i genitori hanno una percezione distorta sul comportamento dei figli e non possono intervenire significativamente per indirizzarli.
Rivoluzione del tempo libero
Tra il 2014 e il 2019 le abitudini dei ragazzi sul tempo libero sono cambiate radicalmente: se le attività artistiche sono rimaste poco praticate, l’ascolto passivo di musica è quadruplicato, il tempo giornaliero dedicato ai media è passato da un’ora e tre quarti a tre ore e quaranta minuti. Lo sviluppo dei dispositivi tecnologici incide sicuramente sui dati, ma questo aumento vertiginoso potrebbe rispecchiare anche la crescita e i mutamenti caratteriali tipici dell’adolescenza. I giovani tendono ad isolarsi in ambito familiare, iniziando il fisiologico distacco dai genitori. Dall’altro lato, passano più tempo con gli amici e praticando sport, creando rapporti più solidi con i coetanei. Dal punto di vista della forma fisica gli alunni sembrano però essere sfavoriti rispetto alle colleghe. Hanno un’esposizione a sovrappeso e obesità maggiore del 13%, oltre ad essere più soggetti all’uso di sostanze nocive come cannabis, alcolici e sigarette.
L’utilizzo nocivo dei media
Il cyberbullismo e la dipendenza dai social media sono più diffusi di quanto si possa immaginare. I maschi tendono ad avere un atteggiamento più aggressivo rispetto alle femmine (circa uno su tre manda messaggi volutamente offensivi o provocatori), mentre la maggioranza dei giovani di entrambi i sessi afferma di esserne stato vittima negli ultimi sei mesi. Ben una studentessa su sei ha ricevuto messaggi spiacevoli, mentre i ragazzi tendono ad essere più spesso carnefici o spettatori di atteggiamenti scorretti in rete. Bisogna precisare che atti di violenza verbale e fisica sono più frequenti per i ragazzi anche nella vita non virtuale: essi hanno un’esposizione dell’8% superiore ad esperienze di questo tipo.
Le condizioni fisiche e sociali sembrano favorire il sesso femminile, ma le studentesse tendono ad avere un’autostima minore. Sperimentano inoltre più frequentemente solitudine ed esclusione sociale, oltre a vari altri tipi di stress psicologico come ansia, disattenzione e distraibilità. Nonostante la maggiore esposizione ad episodi spiacevoli in rete, le ragazze tendono ad essere più inclini alla dipendenza dai media, legata soprattutto all’uso distorto dei social. Un fenomeno molto diffuso tra i giovani in generale è il “media multitasking”, ovvero l’abitudine a utilizzare diversi media contemporaneamente. Questa particolare abitudine, legata a problemi di attenzione e all’utilizzo problematico dello smartphone, porta inevitabilmente ad un calo generale del rendimento scolastico.
Il salto dalle scuole elementari a quelle medie segna poi uno snodo netto: in quinta elementare il rendimento aumenta rispetto all’anno precedente, probabilmente a segnalare l’apice di un ciclo di studi. Nonostante questo salto – negativo – di qualità, però, oltre il 95% degli studenti intendono proseguire gli studi: quasi la metà di essi prevede addirittura di proseguire presso una scuola media superiore, dimostrando la preferenza per un grado di scolarizzazione il più alto possibile.
Stare meglio e rendere di più
Distrazione, calo del rendimento, scarso interesse per contenuti non multimediali: come si bilancia divertimento in rete e resa didattica? Almeno un’ora al giorno di esercizio fisico, otto-dieci ore di sonno per notte e al massimo due ore dedicate ai media.
Le indicazioni nazionali e internazionali sono chiare e in apparenza facili da seguire. Solo il 4% degli studenti però resta nei limiti indicati per i media, mentre la maggior parte di essi ha una buona regolarità nell’attività motoria. Le resistenze a diminuire il tempo dedicato allo smartphone sono strettamente legate, come visto sopra, alla dipendenza dai social e al bisogno di distaccarsi dai propri punti di riferimento tradizionali. La formula magica per perseguire il benessere non sembra in fondo così difficile da mantenere, soprattutto perché agli studenti sarebbe sufficiente mettere solo due delle tre regole d’oro per avere dei risultati.
Mediazione permissiva in quanto genitore, determinazione e autocontrollo in quanto alunno: questi pochi atteggiamenti mentali potrebbero farti fare il salto di qualità.
Ho tratto informazioni e ispirazione dallo studio MEDIATICINO 2.0 (2019). Università della Svizzera italiana.