Mi hanno fatto queste tre domande, ho cercato di dare la mia risposta personale che condivido in questo post. Primo esperimento della nuova rubrica: Sergio intervista Sergio.

Quali saranno le future competenze di base necessarie ai nuovi lavoratori nel campo della digitalizzazione? 

 

Ogni epoca fa parte di un ciclo e ogni ciclo passa per forza di cose da diverse fasi. Ipoteticamente  le fasi potrebbero essere quattro: iniziale, centrale (o di crescita), di maturazione e conclusione. A mio avviso la digitalizzazione sta lasciando la fase di crescita per approdare a quella di maturazione. 

Ci sono dei lavori che sono già scomparsi ad esempio alcuni operai sono stati rimpiazzati dai robot. Nelle stesse fabbriche però è aumentato il numero degli addetti alla manutenzione dei robot stessi. Ci sono dei lavori che invece scompariranno tra poco: autisti, operatori telefonici, addetti al telemarketing, receptionist, cassiere di sportello in banca, magazzinieri, smistatori della posta. Ci sono anche dei lavori che subiranno presto delle trasformazioni: farmacisti, operatori di borsa, agenti di viaggio, commercianti al dettaglio. Che tu sia uno studente oppure un docente, dovresti tenere in considerazione tutti questi cambiamenti o almeno quelli che riguardano la tua sfera delle competenze. 

Le competenze più richieste nel futuro saranno senza dubbio quelle più “umane” e quelle legate alla creatività, come ad esempio quelle del i copywriter o del videomaker (giusto per citare le più cool). 

Rimarranno comunque importanti quelle relative agli ambiti della gestione e dell’amministrazione. In fine, sempre più richieste saranno quelle tecniche sempre più specifiche sempre più verticali. 

 

Quali le figure maggiormente richieste anche ad un livello medio basso? 

 

Nascerà, forse è già nata, una nuova classe operaia. Fatta di persone che controllano ed alimentano il lavoro delle macchine (robot e computer). A questo proposito voglio citare l’autore Isaac Asimov che nell’antologia di racconti “Io, robot” pubblicata nel 1950 scrive:

“In fin dei conti la macchina è solo uno strumento che può aiutare l’umanità a progredire più in fretta sgravandola della fatica di effettuare noiosi calcoli ed interpretazioni”.

Queste nuove figure professionali occuperanno lo spazio libero lasciato dalle macchine e si occuperanno di fare il lavoro necessario per far funzionare le macchine. 

Inoltre penso che tutti i lavori sociali, cioè fatti dalle persone per le persone, subiranno un notevole incremento nella domanda. 

 

Quali le sfide per i “formatori del domani”?

 

Le stesse di oggi, ovvero formare i discenti con competenze impiegabili facilmente nel mercato del lavoro di oggi e di domani. Soprattutto di domani perché è inutile imparare oggi una competenza che non servirà più una volta completato il percorso di studio.

Rimane dunque importante l’aggiornamento costante verso il mercato del lavoro e gli strumenti più utili/utilizzati per le diverse competenze. Più in generale è necessario iniziare a pensare in Cloud.

Concludo dicendo che il mestiere del formatore sarà senza dubbio tra i più richiesti con una forte accelerazione verso l’e-learning. E-learning che resterà la modalità preferita dagli studenti anche dopo la fine dell’emergenza da covid. E’ bene che tutti gli istituti comincino a pensare ad una strutturazione più stabile e permanente verso la formazione digitale.