Conoscere il linguaggio e le nuove pratiche digitali per poter impostare una comunicazione efficace e significativa con i ragazzi.


Cosa possono fare gli adulti per proteggere i minorenni?

E’ impossibile riconoscere una certa pratica senza conoscerla: conoscere i termini e comprenderne i meccanismi, saper valutare i pericoli e valorizzare le opportunità rimanendo al passo con i tempi.

Parlare ai giovani con una lingua che non gli appartiene non rende possibile l’apertura del canale comunicativo adulto/giovane che è l’unico strumento efficace contro l’uso scorretto delle tecnologie.

I pericoli sono molti e di gravissima entità, derivanti non solo dalle nuove tecnologie ma anche da l’inarrestabile rivoluzione culturale, solo l’azione congiunta di famiglia, scuola e stato ha un vero potenziale risolutivo o quanto meno di contenimento.

L’assenza anche di una sola di queste tre componenti vanificherà ogni azione. Tutte le componenti devono dunque essere formate, allenate, conformate per poter costituire un unico fronte comune.

I ruoli rimangono quelli “classici”: educatore, formatore e normatore.

Le relazioni digitali sono ben diverse da quelle tradizionali; giocare a un videogioco non può essere considerato alla stessa stregua di uno sport. Non per tutto è disponibile un’app!

L’utilizzo dei social sposta l’attenzione sul momento presente in assoluto, senza ieri o domani. Il fare sempre qualcosa per essere sempre connessi con qualcuno.

 

Lo sapevi che….

3 giovani su 4 ricevono il primo smartphone entro i 12 anni.

1 su cinque si sveglia di notte per verificare i messaggi.

Il primo messaggio hot viene inviato tra gli 11 e i 14 anni (e almeno il 73% ne ha ricevuto almeno 1)